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settimana corta di lavoro

Settimana corta di lavoro: la sperimentazione è in atto

Il tema della settimana corta di lavoro circola da tempo nei corridoi delle risorse umane. Lavorare quattro giorni, anziché cinque, è una questione sotto esame che, anche alla luce dell’evoluzione delle modalità di lavoro durante la pandemia, aka smartworking, sta divenendo sempre più oggetto di analisi e studio.

La riflessione alla base di una possibile introduzione della settimana corta di lavoro è questa: lavorare di meno, 32 ore a settimana anziché 40, e a parità di stipendio, che tipo di benefici può portare? I collaboratori saranno davvero più felici, coinvolti e motivati con innegabili risvolti positivi anche sulla produttività aziendale? Esistono dei risvolti negativi nella settimana corta di lavoro?

Queste e molte altre domande sono al vaglio degli studiosi ma anche delle aziende stesse che stanno iniziando ad approcciarsi all’argomento. Ovviamente servono analisi, dati, numeri su cui verranno fatte le opportune riflessioni, ma sembra che la fase di studio sia già in fase avanzata, come testimoniato dai numerosi esempi nel mondo.

Settimana corta di lavoro: la proposta spagnola

Si stanno moltiplicando sempre di più gli esempi che avvalorano la tesi che la settimana lavorativa di quattro giorni, a parità di stipendio, sia un obiettivo perseguibile con innegabili vantaggi per collaboratori, ovviamente, e aziende.

La Spagna è già pronta alla sperimentazione affinchè possa divenire una pratica convalidata e regolamentata dalla legislazione. La proposta di introdurre la settimana corta è arrivata infatti dalla politica, direttamente dal partito minore Más País, e il governo spagnolo ha già espresso il suo assenso a procedere. Quindi via libera al test che potrebbe coinvolgere fino a 200 aziende con il supporto statale che pare andrà a coprire i costi della riduzione degli orari lavorativi per 3 anni: al 100% il primo anno, al 50% il secondo anno e al 33% il terzo anno.

Già da gennaio 2020 invece l’azienda andalusa Software Delsol ha introdotto la settimana lavorativa corta: i suoi 193 dipendenti lavorano quattro giorni su cinque, dal lunedì al giovedì. La produttività? È  aumentata del 6%, l’assenteismo al contempo ha registrato un – 30%.

La diminuzione dell’orario di lavoro nel mondo

Un altro esempio degno di nota è quello realizzato ormai due anni fa in Giappone da Microsoft , nell’estate del 2019. Avviando all’interno dei propri uffici nella terra del Sol levante la settimana lavorativa corta di 32 ore, i dati ottenuti sono stati sorprendenti: la produttività è cresciuta del 40%.

Anche la Toyota, a Göteborg in Svezia, ha introdotto turni di 6 ore che hanno portato a un miglioramento degli utili.

Il 2021 è invece l’anno della sperimentazione della settimana corta lavorativa di Unilever in Nuova Zelanda.

Appare chiaro come ormai non si tratta più di una lontana ipotesi accennata. La settimana lavorativa corta ha davvero acceso l’interesse di dirigenti e direttori delle risorse umane, e potrebbe molto presto divenire una realtà consolidata diffusa.

L’Islanda introduce ufficialmente la settimana corta di lavoro

Qualche giorno fa la notizia definitiva, il precedente che sarà il vero apripista per l’introduzione della settimana corta di lavoro.

L’Islanda ha reso noto di aver condotto l’esperimento sociale più importante mai fatto fino ad ora, un esperimento durato ben 4 anni, dal 2015 al 2019.

Il consiglio comunale di Reykjavík insieme al governo islandese ha fatto sì che oltre 2.500 lavoratori, cioè circa l’1% della popolazione attiva islandese, sparsi in varie realtà del settore pubblico, tra cui scuole materne, uffici e ospedali potessero lavorare 35-36 ore, anziché 40 ore, come accade attualmente in tutte le realtà lavorative.

I risultati ottenuti? Sorprendenti, visti gli ottimi risultati in termini di tenuta della produttività. Perché un conto è registrare una tenuta dei risultati aziendali nel breve periodo, un conto è mantenerli negli anni. E quattro anni, tanto quanto è durato l’esperimento islandese, sono un periodo statisticamente più che attendibile.

I sindacati islandesi hanno così rinegoziato i modelli lavorativi e ora l’86% della forza lavoro dell’isola è passata a orari più brevi, mantenendo la stessa paga.

Il risultato? Imprese (seppur solo al momento del settore pubblico) felici e lavoratori felici, meno stressati e più soddisfatti dell’equilibrio vita personale-lavoro.

Settimana corta di lavoro, la situazione in Italia

Anche se potrebbe sembrare che il nostro bel paese sia agli antipodi nella gestione delle risorse umane, di fatto non è così. Esistono infatti due bei virtuosi esempi di adozione della settimana corta di lavoro in Italia.

Si tratta di Carter & Benson, società di consulenza per l’headhunting e la gestione strategica delle risorse umane, e di Awin Italia, attiva nel campo dell’affiliate marketing.

Entrambe le aziende, proprio durante il periodo del Covid, hanno abbracciato una nuova visione del lavoro, una visione basata sulla fiducia reciproca tra azienda e lavoratori e sulla convinzione che il bilanciamento tra lavoro e vita privata possa davvero trovare un equilibrio sano.

Carter & Benson, azienda nata nel 2003 e che fa parte del network IMD International Search Group, ha iniziato nel 2020 la sperimentazione della settimana di lavoro ridotta di 4 ore, quindi a 36 ore settimanali a parità di stipendio, con la promessa  che se l’esito fosse stato positivo, nel 2021 la riduzione sarebbe stata estesa a 8 ore a settimana a parità di stipendio, benefit, MBO. Così è avvenuto e per i dipendenti dell’azienda in Italia oggi la settimana lavorativa è di 4 giorni e ognuno è libero di scegliere quando e come usufruire delle 8 ore, anche spalmandole durante la settimana.

Anche per Awin la logica è stata la medesima: dare la possibilità ai collaboratori di poter lavorare 32 ore, anziché 40, a settimana, ma soprattutto gestire le 8 ore nell’arco della settimana in totale libertà. La prospettiva? Sicuramente un aumento dei giorni “liberi” il lunedì e il venerdì.

Softer è sempre accanto alle aziende

La settimana corta di lavoro è un trend che, come per lo smartworking qualche anno fa, sta prendendo sempre più piede.

Nel momento in cui sarà idea diffusa che il vantaggio non è solo dei dipendenti ma anche dell’azienda (attenzione, si tratta di un percorso basato sulla fiducia reciproca e l’organizzazione), siamo sicuri che sempre più realtà imprenditoriali adotteranno questa scelta.

È ovvio che l’organizzazione coinvolge tutti gli aspetti dell’azienda e la gestione delle risorse umane risulta a questo punto prioritaria.

Quando saranno presenti i dipendenti in azienda? In quali giorni? Le 8 ore libere saranno stabilite in un giorno fisso uguale per tutti oppure saranno a scelta? Come inciderà con la gestione del carico di lavoro e il, più che giusto, perseguimento degli obiettivi aziendali?

Sono tutte domande a cui un buon software di gestione del personale può rispondere.

Softer già dallo scorso anno aveva intercettato il trend dello smartworking implementando alcune funzionalità dei suoi software per la rilevazione presenze a distanza per permettere alle alte funzioni aziendali di monitorare il proprio team. Per non parlare della possibilità di organizzare anticipatamente il lavoro in presenza e da remoto, attraverso il sistema di  prenotazione della scrivania.

La settimana corta di lavoro sarà sicuramente il prossimo passo, e noi, come sempre ci faremo trovare pronti per affiancare i nostri clienti.

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