Via Leonardo da Vinci 97, 20090 Trezzano sul Naviglio (Mi)     Tel. 02/55189965 - 02/55185774
parità di genere

Parità di genere: cos’è e perché se ne parla

Temi come la parità di genere sul posto di lavoro, la solidarietà e l’empowerment femminile sono all’ordine del giorno. Sostenuti, approfonditi e promossi dalle principali testate giornalistiche, sui social media e nei talk show, questi argomenti sono oggetto di continuo confronto.

È innegabile come il concetto di parità di genere oggi debba essere al primo posto dell’agenda di qualsiasi azienda e organizzazione governativa.

È appurato infatti come purtroppo il ruolo delle donne in azienda sia ancora troppo sottovalutato e questo trova conferma non solo nella loro minor presenza ai vertici aziendali, ricoperti ancora per la maggior parte da uomini, ma anche nella disparità di stipendio percepito: il 20% in meno rispetto agli uomini.

Cos’è la parità di genere

La parità di genere indica l’uguaglianza nei diritti e nei doveri tra uomo e donna. Questo concetto è tutelato e sancito dalla nostra Costituzione oltre che da numerose leggi, ma è sotto gli occhi di tutti che la strada per raggiungerla sia ancora molto lunga.

È l’art. 3 della Costituzione che pone le basi per la parità di genere, definendo uomini e donne uguali davanti alla legge.

La parità di genere è anche parte dell’Agenda ONU 2030, in particolare il programma ha fissato 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, e il quinto è arrivare alla parità di genere e all’autodeterminazione delle donne e delle ragazze.

Parità di genere e rendimento scolastico

Secondo un articolo del Sole 24 Ore pubblicato a gennaio, firmato dal giornalista Eugenio Bruno, le donne sarebbero in netto vantaggio rispetto ai colleghi maschi per performance scolastiche.

Sì le donne sono più diligenti, studiose, performanti e svelte a concludere il ciclo di studi, ma sono anche le migliori nello sfruttare le opportunità formative a livello di tirocini, stage ed esperienze all’estero.

Vediamo qualche numero.

Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia, come emerge dall’analisi del consorzio interuniversitario AlmaLaurea presieduto da Ivano Dionigi.

Parliamo di voti: per le donne il voto medio di diploma di scuola superiore è di 82,5/100, contro l’80,2/100 dei maschi. Il rapporto analizza poi la carriera all’interno degli atenei e anche qui  le donne primeggiano in tutto.

Prendono parte più degli uomini alle esperienze di tirocinio curriculare (61,4% rispetto al 52,1%), di lavoro durante gli studi (66,0% rispetto al 64,0%) o di mobilità studentesca (11,6%, rispetto al 10,9% degli uomini).

I risultati universitari sono quindi di gran lunga migliori per le donne le quali concludono gli studi nel 60,2% dei casi, rispetto al 55,7% degli uomini. Il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110.

Gender Gap, cosa succede nel mondo del lavoro?

Purtroppo lo scenario cambia completamente nel momento in cui è il momento di mettere in pratica quanto appreso durante il percorso universitario. È qui che il gender gap fa sentire tutta la sua ingombrante presenza.

Guardiamo ancora ai numeri. Tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente pari a 85,2% e 91,2%. A cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente.

La discrepanza si riflette anche nella retribuzione. A cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente 1.438 euro e 1.713 euro.

L’analisi della professione lavorativa svolta a cinque anni dalla laurea mostra che sono soprattutto gli uomini a occupare ruoli di alto livello, ossia di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione, cioè per i quali è richiesta almeno una laurea di secondo livello (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini).

Parità di genere, come è messa l’Italia?

Purtroppo la Pandemia ci ha messo lo zampino allungando di fatto i tempi per portare avanti il programma di riduzione della disparità di genere non solo in Italia ma nel mondo. Il Global Gender Gap report del World Economic Forum ci dà i numeri necessari per farci un’idea chiara di quanto sta accadendo.

I paesi più performanti e virtuosi sul tema sono, ça va sans dire, quelli dell’Europa del Nord, Islanda, Finlandia e Norvegia, che sono anche i paesi guidati da donne.  Segue poi al Nuova Zelanda e la Svezia.

E l’Italia? Dove  si colloca? Secondo la classifica stilata dal World Economic Forum emerge il balzo registrato dall’Italia, che ha guadagnato 13 posizioni salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 Paesi al mondo.

Se nel contesto politico l’Italia ha fatto bene, collocandosi al 41° posto, non si può dire altrettanto circa la parità di genere in ambito economico, dove il bel paese scende al 114° posto. Eppure è sotto gli occhi di tutti come la partecipazione femminile al mondo del lavoro non è altro che una risorsa che può incrementare la crescita e lo sviluppo economico e sociale non solo italiano ma mondiale.

Quanto ci vorrà per allinearci e raggiungere la parità di genere?  Per chiudere il gap saranno necessari 267,6 anni.

Scopri le nostre soluzioni per la gestione del personale.

SOFTER GROUP SRL

Softer Group S.r.l.
Via Leonardo da Vinci 97, 20090 Trezzano sul Naviglio (MI)
Tel +39 0255189965 - E-mail: infomi@softer-group.net
P.I.04439930969 - REA: MI-1748070
Capitale interamente versato 10.000 €